BIALETTI: I PROCESSI, I DUBBI

Tratto dal libro "La caffettiera perduta", pag. 134-138.

 
Nel bel mezzo di una ricerca, mi imbattei in una vecchia sentenza datata 18.05.1962. Accanto al nome di Alfonso Bialetti, venne più volte menzionato anche quello del sig. Otello Amleto Spadini.
 
Era la sentenza della Bialetti contro la Pezzetti. "I soliti scontri da giganti", pensai. In effetti Renato Bialetti allora difendeva e ringhiava ad ogni tentativo di imitazione della sua caffettiera, ma a dire il vero, il nome del sig. Spadini veniva ininterrottamente citato, perché dichiarato avente diritto del brevetto scaduto (modello ornamentale) di una caffettiera sfaccettata, registrato nel 1937 a Genova.
 
 
 
                                                Renato Bialetti per la rivista "Boy Style", 1961 - I giovani leoni

 
 
La sua invenzione ritornava a galla nel momento in cui la Bialetti accusava la Pezzetti di concorrenza sleale da imitazione di prodotti, ma il tutto si inceppava apparentemente nella conferma di un brevetto gia esistente ma scaduto, che rendeva comunque incerto il procedere.
 
Riuscii a recuperare nella biblioteca internazionale di Colonia una copia della descrizione della sentenza, contenuta nella "Rivista di Diritto Industriale" del 1963.
 
Avevo letto in modo disordinato la sentenza commentata in quella rivista, combattendo con una terminologia e un argomento troppo complesso per me. Arrancando a destra e sinistra, rimanevo comunque scioccato dalle frasi che leggevo. Poi imprecando, continuavo a chiedermi come fosse stato possibile.
 
"Alfonso si ѐ fatto fregare... ѐ impossibile. Alfonso ѐ il creatore della caffettiera, cosa vorrà mai questo Spadini? Finalmente una fase di calma apparente prevalse su di me, cominciai quindi a rileggere, ora in modo più ordinato, meno frenetico, tuttavia accusando lentamente un'angosciante, strana sensazione.
 
Nella sentenza venivano affrontate varie tematiche, oggetto di discordia tra la Bialetti, la Pezzetti e Lux Express. Argomenti come:
Marchio di forma - Parole di uso comune - Inappropriabilità di forma protetta da modello ornamentale scaduto - Concorrenza sleale da imitazione di prodotti.
 
In maniera beffarda dagli incartamenti giuridici scaturiva una vera e propria battaglia legale; personalmente io ero più che altro interessato alle esternazioni del giudice, che in modo sistematico, aveva posto in risalto in più momenti l'invenzione di Amleto Spadini e una possibile collaborazione di Alfonso Bialetti.
 
Quasi ipnotizzato nella lettura, catturai alcune delle dichiarazioni, alcuni pezzi, che sarebbero stati utili successivamente nel proseguo della mia ricerca:
 
LA FORMA DELLA CAFFETTIERA DI CUI TRATTASI RISULTA INFATTI BREVETTATA A TITOLO DI MODELLO ORNAMENTALE, CARATTERIZZATO DALLA FORMA E DALLA SFACCETTATURA, AL NOME DI SPADINI OTELLO AMLETO IN DATA PRIMO LUGLIO 1937.
E PER ALTRO, LA BIALETTI NON CONTESTA CHE LO SPADINI DIVULGÒ LA CAFFETTIERA PROGETTATA, A SUO DIRE, IN COLLABORAZIONE DI ALFONSO.
 
ORA, ANCHE IN IPOTESI ACCETTANDO COME VERIDICA LA VERSIONE BIALETTI, PER IL FATTO STESSO CHE LA CAFFETTIERA IN QUESTIONE FU COME E PACIFICO QUANTO MENO DAL 1937 ( E CHE, COMUNQUE FU OGGETTO DI MODELLO ORNAMENTALE DA TEMPO SCADUTO),  ESCLUDE SECONDO L'ORDINAMENTO ITALIANO, CHE LA STESSA FORMA POTESSE ESSERE OGGETTO DI ESCLUSIVA INDUSTRIALE.
 
E poi ancora:

NON È INVERO AFFATTO DIMOSTRATO CHE LA BIALETTI SIA AVENTE CAUSA DELLO SPADINI, CHE POTÈ BREVETTARE A NOME SUO QUELLA FIGURA E DIVULGARLA NELLA PUBBLICITÀ DELLA CAFFETTIERA COL NOME TRIPLERAPID MIRACOL 900.

SENZA ALCUN RIFERIMENTO AL FONDITORE BIALETTI COME SI EVINCE DALL'AMPIA DOCUMENTAZIONE IN ATTI.

 

 



 

Arrivai a questo punto frastornato, non consapevole che bem presto mi sarei sentito affranto:

 

NÉ GIOVA ALLA BIALETTI L'ADOMBRARE CON TESTIMONIANZE PERPLESSE E COMPIACENTI DI PARENTI E DIPENDENTI LA IPOTESI DI UN APPORTO INVENTIVO DI ALFONSO BIALETTI NELLA FORMA SFACCETTATA DELLA CAFFETTIERA. 
 
VA, PERÒ PRECISATO CHE LA SFACCETTATURA DELLE CAFFETTIERE NON FU UNA CREAZIONE BIALETTI, MA COSTITUì, COME SI È DETTO, MATERIA DEL BREVETTO INDUSTRIALE SPADINI SCADUTO DA OLTRE 20 ANNI (A.GIUFFRÈ, 1963, PAG. 74-78).
 
E visto che il peggio arriva sempre alla fine:

 

 

 

LA SOCIETÀ BIALETTI HA DICHIARATO DI AVER SMARRITO IL TITOLO COL QUALE AVREBBE REGOLATO I PROPRI RAPPORTI CON LO SPADINI.
 
MA NON HA CHIARITO QUALE FOSSE IL CONTENUTO DI QUEL TITOLO.


QUEL TITOLO, CONTRATTO, STIPULATO TRA AMLETO SPADINI E ALFONSO BIALETTI AD OMEGNA NELL'OTTOBRE DEL 1936, È TORNATO ALLA LUCE POCO TEMPO FA, RINVENUTO IN UNA CANTINA. MISTERIOSE RIMANGONO LE CIRCOSTANZE. 
 

 

Quasi contemporaneamente, Renato Bialetti era impegnato in quei anni in un altro processo. Renzo Spadini, tornato dall' Australia tentò una causa alla oramai divenuta "piu grande fabbrica di caffettiere del mondo". Quella per lui fu una tragica esperienza, contornata da eventi incontrollabili, tutto andò per il verso sbagliato; Renzo Spadini rimase per tutto il resto della sua esistenza segnato da un processo che (giusto o sbagliato), innanzitutto lo catapultò nella miseria, e secondo, tolse a lui e alla sua famiglia ogni speranza di diritto sulla sua amata creazione.  Lui, il ragazzino tredicenne che con le mani sporche dal duro lavoro, scarabocchiava in una fonderia a Genova la prima moka in assoluto. Lui, il genio disegnatore che progettò con suo padre Amleto la moderna caffettiera nel 1946, sì, proprio lei... l'arnese più italiano di sempre!
 
 
 
 
 
 
                                                         Renzo Spadini, il presunto disegnatore della prima moka 
 
 
 
 

 

Kommentar schreiben

Kommentare: 0