Disegno della prima moka, Leo Grimm (10 anni)
Tratto dal libro "La caffettiera perduta", pag.
115-121
"Ecco, di nuovo, si era ingarbugliato tutto quanto. Allora decisi di concentrarmi su quella che viene indicata come la data di nascita della caffettiera
Bialetti. Dunque, quali presupposti reali esistevano per fondere la nascita della caffettiera all'anno 1933? Sussistevano elementi di prova evidenti? Come giustificare la mancanza di tale
documentazione storica?
Furono i leggendari racconti delle lavandaie, o le tramandate storie sul lago, che attribuirono probabilmente, forse
ingiustamente, quella data all'oggetto più italiano di sempre?
Dalle testimonianze raccolte, Alfonso Bialetti,
terminò il suo rapporto professionale (assunto con la mansione di capo fonderia) nella ditta famigliare nell'ottobre 1933, esattamente quando la
Metallurgica Lombarda Piemontese dei suoi fratelli Cesare e Camillo venne rilevata dalla Società Montecatini di Milano che ne
proseguì l'attività (testimonianza orale, Giacomo-Ada Bialetti, figlio-a di Cesare
Bialetti).
Ma,
perché Alfonso non continuò a lavorare con i suoi fratelli? "Il suo carattere era impetuoso, esuberante, difficile al comando e oltre ciò amava nuove sfide e il girovagare...", mi dichiararono. Abitò con la sua famiglia a Pieve Vergonte dal luglio 1929 fino all'ottobre del 1933 poi, cessata la collaborazione con i suoi fratelli, si
trasferì a Piedimulera dove visse fino al
luglio 1935.
Comunque riuscire ad ottenere informazioni storiche
sull'intervallo di tempo che precedette l'apertura della sua piccola officina a Crusinallo mi fu particolarmente difficoltoso; sostanzialmente per due motivi: la mancanza di testimonianze
veritiere e il susseguirsi dei suoi continui spostamenti che indicavano una situazione lavorativa incerta, precaria.
Tuttavia, grazie ad una preziosa testimonianza, appresi di
un suo tentativo imprenditoriale intrapeso proprio a Piedimulera (dopo la chiusura della ditta famigliare) insieme ad un membro della famiglia Masciadri.
Per problemi caratteriali, i due si separarono in un
battibaleno... ma non ancora rassegnato dalla breve e insufficiente testimonianza, riuscii, dopo assidue ricerche, a ricontattare il mediatore che, dopo le mie insistenti richieste, mi promise
(al solo patto di non essere più disturbato), che
avrebbe tentato un'ultima volta di ricontattare l'anziana persona divulgatrice del racconto che, a suo dire, non sarebbe più stata in grado di aiutarmi per motivi di salute.
Infatti quando gli telefonai, questo infastidito mi
rispose frettolosamente:
Senti, il signore come temevo ѐ mancato alcuni mesi
fa, stava già molto male allora; quindi la
storia rimane quella di prima, aprirono un'attività si
presuppone a Piedimulera circa nella metà degli
anni´30, lavorarono l'alluminio.
Poco dopo si separarono, perché litigavano in
continuazione. Di Masciadri non conosco nulla e nessuno. un paio di anziani tramandarono la storia, che proprio Masciadri aveva sviluppato una caffettiera. Di
più non so. La moglie di +++ ti ha lasciato un
disegno fatto da lui a matita; ѐ dal tuo
amico ad Omegna. Passa a prenderlo. Non credo di poterti aiutare ulteriormente.
Il caffettiere galattico, pag.117
Queste parole mi rattristarono, il tutto venne confermato
dal mio caro amico omegnese che aggiunse: "Il disegno ѐ da me, ritieniti fortunato... passa a prenderlo appena arrivi, ѐ straordinario. Lui era una persona molto sensibile, abbiamo lavorato molti anni insieme alla
Bialetti" parole emozionanti, che fecero passare in secondo piano la storia di Alfonso.
Ritenevo quindi inesatto o, meglio ancora insensato,
continuare a proclamare il 1933 come anno di nascita della caffettiera. Forte delle testimonianze raccolte, e degli spostamenti professionali rilevati, consideravo impossibile il coinvolgimento
di Alfonso Bialetti nella realizzazione della caffettiera, perlomeno in quel preciso periodo storico.
Il rapporto professionale nello stabilimento dei suoi
fratelli, protrattosi per quasi tutto il 1933, e il trasferimento di residenza a Piedimulera, luogo della breve avventura imprenditoriale terminata con l'inesorabile separazione dal suo socio,
delinearono un quadro lavorativo di Alfonso Bialetti piuttosto instabile, poco ideale a confrontarsi con i pittoreschi racconti tramandati.
Piedimulera, fu l'ultimo domicilio della famiglia di
Alfonso, allora padre di tre bambini (Renato, Germana, Luisanna), prima di trasferirsi a Crusinallo in via IV Novembre, dove proprio a pochi passi, nel 1935,
aprì una piccola officina...
Corrispondenza tra Alfonso Bialetti e Amleto Spadini, 27.10.1935
Un ultimo tassello capace di gettare luce su questa
vicenda fu un'intervista che apparve nel 1967 nel periodico Epoca. La riesumai svuotando la cantina del mio vicino; dimenticata, sfuggita agli squardi indiscreti degli esperti, quella piccola
scheggia di storia mi supplicò di tornare alla
luce. Renato Bialetti, intervistato dal giornalista Giacomo Maugeri, dichiarò che la nascita della caffettiera avvenne nel 1935 (e non nel 1933) nella baracca, dove suo padre aveva realizzato la
sua officina.
Si lamentò inoltre, che suo padre Alfonso non fosse stato in grado di badare ai suoi interessi e che la
sua più grande soddisfazione la sera, era di
addomentarsi col sigaro in bocca stringendo in mano uno dei pezzi più difficili usciti
dalla fonderia. Una bella storia, anche edificante.
Meno edificanti furono invece i continui scontri e litigi
tra i due, i loro caratteri dominanti non riuscirono a fondersi. La ricerca di foto o materiale inerente la produzione delle prime caffettiere prodotte da Alfonso, come la ricerca di materiale
pubblicitario o altro, non diede purtroppo alcun risultato tangibile.
nella già citata intervista, per altro con toni assolutamente coloriti e piena di gustosi aneddoti, mi
colpirono i "robusti" numeri di produzione che vennero dichiarati:
1935-1945, 70000 caffettiere
1946, 12000 caffettiere
1947, 36000 caffettiere
1948, 100000 caffettiere
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