Credo che sia generalmente difficile per chiunque credere che Alfonso Bialetti non possa
essere stato l’inventore della caffettiera. Dopo tutto, si tratta di un qualcosa che è stato inculcato
involontariamente in tutti noi, una parte di una tradizione che vive di vita propria.
Come chiunque rimane incredulo e scettico nell’ascoltare altre teorie, che non siano quelle tramandate. Il mio compito è stato proprio quello di cominciare a far capire che nella storia della nascita della caffettiera non tutto è filato come raccontato.
AMLETO OTELLO SPADINI E L'INVENZIONE DELLA CAFFETTIERA
Amleto Otello Spadini, nasce a Pavia il 21.10.1899 in una numerosa famiglia di nove figli. Sin da giovanissimo mostra un'insolita vocazione agli affari e un'insaziabile sete di sapere.
Questi, prese parte alla prima battaglia del Piave, che si svolse durante la prima guerra mondiale (novembre 1917), al confine tra Trentino e Veneto. Le giovanissime reclute "I Ragazzi del ´99", furono precettate quando non avevano ancora compiuto diciotto anni.
Amleto Spadini fece ritorno a casa. Nel 1920 soggiornò da uno dei suoi cinque fratelli, Ernesto. Questi, lavorava come giornalista a Genova nel quotidiano "Il Lavoro". Questa visita fu sufficiente a far invaghire Amleto nella grande città portuale, ricca di nuove opportunità e belle speranze.
Grazie alla corrispondenza dell'epoca recuperata tra Amleto e la sua famiglia a Pavia, siamo in grado di tracciare i suoi viaggi e la sua permanenza a Genova. Proprio in quei anni conosce Maria Boero, genovese, con la quale si sposa nel 1923 a Quarto dei Mille.
Amleto Otello Spadini, Genova
Come si può essere genovesi senza essere commercianti? Per lui, Amleto, negoziare era il suo pane quotidiano. Dalle lettere rinvenute, sin dal 1924, si evidenzia la sua assidua presenza in Francia. Proprio in quell'anno nasce il suo unico figlio: Renzo (proprio lui, sin da giovanissimo, avra un ruolo determinante nello sviluppo della prima caffettiera).
Grazie al fortunato ritrovamento del libretto di paga, siamo riusciti a ricostruire i movimenti professionali di Amleto. Questi, viene assunto nel 1925 presso le "Fonderie Fratelli Silvestri" di Genova. L'esperienza lavorativa in questa fonderia, specializzata in forniture per navi e inoltre nella produzione di campane, diede, grazie all'utilizzo della fusione in conchiglia, nuovi stimoli al giovane e intraprendente Spadini.
Molto probabilmente in un viaggio, Amleto Spadini, conobbe Beniamino Migliavacca di Omegna. I due fonditori cominciarono (solo per breve tempo) la loro avventura imprenditoriale. La documentazione storica evidenzia quindi la presenza di Amleto nella zona di Omegna e l'interessamento al commercio di articoli casalinghi, lì prodotti.
Spremiagrumi Triplerapid
Correva l'anno 1933, Amleto Spadini continua la sua avventura imprenditoriale e apre a Genova una fonderia, in Via Tolemaide "Stampi in ghisa". Dal 1934, comincia la sperimentazione dell'oggetto più italiano di sempre, la sua creatura, la caffettiera. Alcune fonti orali tramandate, sono convinte che l'idea di Amleto prese spunto da una caffettiera costruita dalla Ditta Cane.
Nella sua fonderia era impegnato anche il suo giovanissimo figlio, Renzo, occupato soprattutto a sostituire il padre sempre più impegnato in viaggi di lavoro.
Nel 1935, inizia molto probabilmente la collaborazione tra Amleto Spadini e Alfonso Bialetti. Proprio Amleto è alla ricerca di un produttore, di un bravo fonditore, che possa sostituirlo nella produzione di caffettiere. Dalla corrispondenza ritrovata, emerge il buon rapporto professionale e di amicizia tra i due.
Inoltre, troviamo in una lettera del 1935 il rifiuto di Bialetti nel produrre a conto terzi un spremiagrumi, che sarebbe stato a suo dire un oggetto di parziale utilità, perche troppo dipendente dall'andamento stagionale . Inoltre, nel medesimo anno, Spadini propose ad Alfonso dei tagliacarte, che vennero plausibilmente prodotti in seguito.
La caffettiera Triplerapid Miracol 900 fu inizialmente prodotta in piccolissime quantità a Genova. La difficile e complessa forma avevano portato Amleto Spadini alla ricerca di un partner che avrebbe dovuto aumentare la capacità produttiva durante la sua assenza, e sostanzialmente allentare la mole di lavoro al suo giovane figlio.
Il 04.10.1936, venne stipulato ad Omegna un contratto tra i due: Alfonso Bialetti si impegnava a costruire la caffettiera inventata da Amleto Spadini. Nel frattempo Amleto presentava la sua creatura in diverse fiere, non trascurando mai la sua passione di commercializzare anche altri prodotti.
Nel 1937, Amleto Spadini accortosi di un tentativo di plagio, depositò una privativa industriale: brevetto ornamentale n.14691.
La caffettiera di Amleto manteneva un vistoso, eclatante problema: la mancanza di una valvola. In molte occasioni avevo letto, come questo problema lo opprimesse. Lo scoppio era quasi assicurato! La stessa problematica si era presentata probabilmente nella produzione che Alfonso Bialetti aveva eseguito per Amleto Spadini nel lontano 1939.
Un eccezionale documento storico ritrovato, una lettera da Tripoli, datata 26.04.1939, mette in luce il disappunto di un acquirente di una caffettiera e dei particolari dello scoppio avvenuto in cucina. Amleto Spadini ricorre ai ripari, venne cosi sviluppata una valvolina e tutto proseguì come da copione, o quasi.
Il resto è storia...
AMLETO SPADINI E LA SUA INVENZIONE
Correva l'anno 1937, esattamente il primo luglio; Amleto Otello Spadini deposita una privativa per modello di fabbrica che ha per oggetto un recipiente a superficie sfaccettata, per infusione di liquidi e specialmente per preparare e servire il caffè.
Le caratteristiche indicanti l'oggetto di questo modello di fabbrica consistono essenzialmente nella forma e nella sfaccettatura di tutto il recipiente tolta la striscia centrale dove la parte inferiore si avvita alla parte superiore del recipiente.
Privativa per modello di fabbrica
Inoltre, nella documentazione originale viene descritto così l'apparecchio: "Altra caratteristica del recipiente è la forma del manico in materia refrattaria al calore ed il pomolo per poter sollevare il coperchio che mantengono l'armonia della forma e delle sfacettature del recipiente, le quali oltre a dare allo stesso una maggiore robustezza, gli permettono di essere costruito a mezzo di stampi, procedimento estremamente economico".
Il contratto stipulato nel 1936 tra Amleto Spadini e Alfonso Bialetti, avrebbe avuto una durata di tre anni, quindi rinnovabile. Bialetti avrebbe dovuto fabbricare a conto terzi 500 caffettiere entro il 20.11.1936 (350 a tre tazze, 150 a 6 tazze).
Dal 1937, la caffettiera Triplerapid Miracol 900, venne presentata in varie fiere in tutta Italia. La prima, quella di Milano (12.04.1937). Seguirono, quella nel Mercato Nazionale Artigianato di Firenze e quella di Padova.
Il problema sostanziale della caffettiera di Spadini era la mancanza di una valvolina. Nella corrispondenza storica ritrovata tra i due imprenditori, alla fine di una lettera datata 21.08.1939, venivano menzionate quindi le caffettiere fabbricate da Bialetti, ritornate indietro, difettose.
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